Il paradosso tutto italiano delle biomasse dimenticate

Garantiscono il 17% dell’energia da fonti rinnovabili nel nostro Paese, ma il governo non ha ancora rinnovato il piano di supporto al settore.
La denuncia del presidente di EBS Antonio Di Cosimo
 
Milano, 29 marzo 2022 – Con il prezzo del gas e del petrolio ai massimi da mesi, una parte sempre più rilevante dovranno farla le energie da fonti rinnovabili. L’obiettivo del governo sarebbe quello di rimpiazzare entro pochi anni circa il 50% del gas importato dalla Russia ovvero circa 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno, proprio con le rinnovabili. Ma per fare questo occorrono investimenti, snellimento delle pratiche burocratiche ed utilizzo di tutte le fonti a disposizione. Di questo e di altro ha parlato il Presidente EBS Antonio Di Cosimo nell’intervista di Vincenzo Caccioppoli.
 
Dottor Di Cosimo qual è il paradosso?
 
“Sono dieci anni che attendiamo che si rispettino gli impegni dell’articolo 24 del decreto 28 del 3 marzo 2011, in cui era stato stabilito il rinnovo agli incentivi per gli impianti a biomassa. Ma fino ad ora siamo in una sorta di limbo, ancora per il settore non si è deciso nulla. È incredibile che, soprattutto in un momento di emergenza energetica come questo, si trascuri un settore che garantisce in continuità circa 4200 GWh di energia, il 17% di tutta l’energia da fonti rinnovabili in Italia e che potrebbe in due o tre anni raddoppiare la sua quota se adeguatamente sostenuta da politiche di sostegno”.
 
Come funziona il processo dietro alla generazione di energia dalle biomasse solide?
 
“Le biomasse solide che vengono utilizzate per la generazione di energia sono ricavate principalmente dagli scarti agricoli e da quelli forestali. Inoltre contribuiamo all’importante attività di pulizia dei boschi, per arginare il problema di incendi e dissesti idrogeologici. Non si capisce perché il nostro settore venga così trascurato rispetto ad eolico e solare che sono molto meno continui della nostra produzione che è garantita in continuità per oltre 8.000 ore all’anno”. 
 
Ma come mai, presidente, qualcuno pensa che le biomasse invece siano inquinanti o comunque abbiano un impatto sul territorio al contrario di altre fonti rinnovabili?
 
“È una situazione paradossale perché la nostra attività svolge una duplice funzione oltre a quella di fornire energia pulita, appunto, anche quella di lasciare la superficie boschiva pulita. Inoltre le nostre aziende hanno sistemi all’avanguardia che permettono l’abbattimento degli inquinanti e operiamo un monitoraggio continuo delle emissioni. E non solo: siamo l’unica fonte rinnovabile che rispetta in pieno l’economia circolare”.
 
E cosa risponde a chi vi accusa di favorire la deforestazione?
 
“Basta guardare i dati che parlano di un aumento della superficie boschiva negli ultimi dieci anni di oltre il 20% ed il nostro settore utilizza solo l’8-10% di tale accrescimento (dato più basso in tutta Europa). Per di più non impieghiamo materiale di pregio ma residui agroforestali che rappresentano solo il 50% della materia prima impiegata”. 
 
Il Governo ha fatto qualcosa, dopo questa nuova emergenza energetica, per accelerare sul nuovo piano di sostegni al vostro settore?
 
“Assolutamente niente. Nessuno sembra considerare quanto possa essere prezioso il nostro contributo per sopperire alla probabile mancanza del gas importato dalla Russia. Ma le nostre aziende, senza certezza sugli aiuti, non riescono a continuare la propria attività e fanno fatica a pensare a nuovi investimenti che rischiano di non poter ammortizzare per mancanza di un quadro normativo certo. Un altro degli aspetti paradossali di questa situazione è che il nostro settore è conteggiato all’interno degli obiettivi del Pniec e in particolare sui target in termini di utilizzazione di biomasse e di riduzione delle emissioni. Viene insomma previsto il nostro contributo positivo, ma nessuno si chiede se saremo messi nelle condizioni di continuare a operare. Al contrario di solare e fotovoltaico poi, che devono scontare solo l’ammortamento dell’investimento iniziale, le nostre imprese devono continuare ad investire per approvvigionarsi della materia prima”. 
 
Quali sono i numeri delle biomasse solide installate oggi in Italia e quante sono le imprese interessate?
 
“La nostra Associazione comprende 15 operatori per 18 impianti di taglia superiore ai 5 MW, dà lavoro a circa 5.000 persone, impiega circa 3 milioni di tonnellate di biomassa solida per il 90% prodotta in Italia”. 
 
Quali sono le vostre richieste a governo e istituzioni?
 
“Chiediamo che il nostro settore abbia la considerazione che merita e che si metta mano a una legislazione di nuovi sostegni che possano permettere al settore di crescere e al Paese di avere maggiore energia continua, sicura, sostenibile ed economica”.