Biomasse senza incentivi a rischio 5 mila addetti

Lo stima Ebs, realtà a cui fa capo il 50% dell’elettricità prodotta da scarti boschivi. Alcuni operatori hanno fermato gli impianti: costi troppo alti rispetto ai ricavi.

 «Al momento i nostri costi operativi sono decisamente troppo alti rispetto a quello che il mercato elettrico ci riconosce.» Così Giulio Salerno, vicepresidente di EBS (Energia da Biomasse solide) ed energy&fuel manager di Sorgenia Bioenergie, sintetizza le difficoltà dei produttori di elettricità da biomasse solide a causa di elevata volatilità del mercato elettrico, mancati incentivi, rincari sulle materie prime e tassazione sugli extraprofitti. «In diverse regioni alcuni impianti sono bloccati e altri lo saranno nei prossimi giorni” è il grido di allarme dell’associazione. »

[…] Le biomasse sono considerate una fonte rinnovabile, a pagamento per gli operatori del settore. «Dal 2010 siamo supportati da uno strumento che prevede un’integrazione dei ricavi basata sul prezzo medio dell\’elettricità dell’anno precedente. Ma i prezzi alle stelle del 2022 sono stati superiori al limite dell’incentivo, che quindi non percepiamo più da gennaio. In più, in quanto operatori delle rinnovabili, dobbiamo restituire gli extraprofitti. Ora il recente repentino abbassamento dei prezzi dell\’energia ha aumentato le nostre perdite. Senza contare i costi lievitati per tutti come conseguenza della guerra in Ucraina» racconta Salerno «Siamo ora arrivati al momento in cui le imprese chiudono. C’è bisogno di un intervento del legislatore entro l’estate, che è il momento in cui avviene la maggiore raccolta del materiale che lavoriamo. Chiediamo un intervento immediato e l’aggiornamento di uno strumento di supporto vecchio di 13 anni». 

A Roma qualcosa si muove: «In questi giorni è all’esame del parlamento il Dl Pnrr. Alcuni gruppi hanno proposto emendamenti che se approvati nel corso dell’esame che si concluderà nelle prossime settimane, attraverso la massimizzazione della produzione di energia prodotta da biomassa solida volta a contenere il consumo di gas, garantirebbe la continuità produttiva di questi impianti e dell’intera filiera connessa difficilmente riattivabili in caso di arresto» Conclude Salerno. 

Leggi tutto l’articolo sul Il Sole 24 ore di Sabato 18 marzo 2023